Punture di vespa

Punture di vespa: l’immunoterapia desensibilizzante può essere la soluzione?

Sono diversi gli insetti che in estate, complice il tempo passato all’aria aperta e l’innata curiosità dei bambini, possono pungere i più piccoli: vespe e api, ma anche calabroni e bombi. Come comportarsi nel caso un’ape o una vespa dovessero pungere il proprio bambino? Quali possibili reazioni si verificano in seguito a una puntura? È quindi più frequente, soprattutto in estate, tra i genitori interrogarsi su come proteggere i più piccoli dalle punture di insetti.

Il veleno iniettato dal pungiglione di un imenottero (ape, bombo, vespa e calabrone) ha un effetto irritante nella sede della puntura, causando infiammazione che nella maggior parte dei casi rimane localizzata. Gli effetti della puntura, però, possono essere anche gravi nei bambini precedentemente sensibilizzati, in quanto oltre alla reazione allergica locale (eritema, edema esteso e dolore intenso) si può verificare una reazione sistemica caratterizzata da orticaria diffusa, vertigini e difficoltà respiratorie).

Se il bambino è allergico alle punture di vespe, calabroni o api, può esserci dunque il rischio di una reazione allergica che non coinvolge solo la zona della puntura, ma tutto l’organismo.

Quali sintomi?

I sintomi di una reazione allergica grave iniziano dopo 10-30 minuti e sono:

  • cutanei: prurito, ponfi e gonfiore, che si diffondono rapidamente a diverse parti del corpo, anche lontane dalla zona della puntura;
  • respiratori: tosse e affanno;
  • gastrointestinali: dolore addominale, vomito e diarrea;
  • perdita di coscienza, che si verifica solo nei casi più gravi.

Questa sintomatologia caratterizza la reazione anafilattica , meglio nota con shock anafilattico.

Cosa fare?

In questi caso il bambino deve essere soccorso il prima possibile e valutato da un medico per eseguire una corretta diagnosi . Dopo che il bambino si sarà stabilizzato, verranno programmati una serie di esami allergologici per mettere in atto tutte le misure di prevenzione e un’appropriata terapia. Quando necessario, occorre dotare il paziente di un kit di emergenza composto da un antistaminico, cortisonico e dall’adrenalina auto-iniettabile e informare i genitori e/o l’adolescente sulle modalità d’utilizzo.

Quando ricorrere all’immunoterapia?

Nei casi più gravi si deve far ricorso all’immunoterapia allergene specifica.

L’immunoterapia desensibilizzante, comunemente chiamata vaccino per le allergie, è una terapia salvavita per tutti i bambini e i ragazzi ad alto rischio di shock anafilattico o di reazioni allergiche di medio-alta intensità.

Il pediatra allergologo , in base al diario dei sintomi e all’entità dei sintomi riferiti dal paziente, con il consenso informato dei genitori , propone una immunoterapia specifica volta a ridurre la iper-risposta del bambino all’allergene .

Concretamente la vaccinazione consiste nella somministrazione di dosi crescenti di estratto dell’allergene specifico :

  • per via orale (compresse, gocce sublinguali, spray perlinguale)
  • per via iniettiva sottocute (con ago o senz’ago)

Nell’inoculazione sottocutanea di dosi via via crescenti del veleno dell’insetto a cui si è allergici si parte dunque da dosaggi estremamente bassi che vengono aumentati in maniera graduale.

L’obiettivo è quello di scongiurare gravi reazioni tramite un adeguamento graduale delle risposta immunitaria alla presenza del veleno per raggiungere una soglia di tolleranza. Deve essere eseguita da personale esperto (medico) e viene praticata per 3-5 anni.

L’immunoterapia è consigliata a tutti i bambini e gli adolescenti che hanno avuto una reazione allergica di tipo sistemico.

Ma anche alle categorie a rischio come i figli degli apicoltori e degli agricoltori. Negli altri casi la scelta va valutata caso per caso.